Tre giorni fa, il 19 aprile, si è spento il grande James Graham Ballard (1930 -2009), autore de L'impero del sole, Crash, e tantissime altre opere che hanno cullato e
incuriosito lettori e critica dai primi anni '60 a oggi, ispirando autori a noi più vicini come Palahniuk, per dirne uno.
Inutile dire quanto un autore del genere sia stato ed è importante per la letteratura inglese e non solo, volete notizie? Wikipedia ne è piena, ma vi consiglio di fare una puntatina anche sul bel sito del Times (il link lo trovate nella colonnina a destra, tra i siti) che dedica spazio all'autore inglese.
Quando se ne va un autore di questo genere, si tende a ricordarlo in molti modi, parlando della vita, delle opere, degli interessi eccetera. Mi sconcerta sempre quando sento che è morto un grande illuminato, come intendo spesso molti scrittori, perché ho sempre la sensazione che abbiamo tutti perso uno spicchio di quella grande torta che è la letteratura, di qualunque genere si parli. Certo, non si possono conoscere e apprezzare tutti gli autori esistenti o esistiti, ma va riconosciuto il fatto che quando ne muore uno che non solo conosci, ma apprezzi e, guarda il mio caso, stai anche leggendo, ti senti un pò più sfiorato dalla cosa, toccato in quel piccolo microcosmo che si stava creando tra la voce dello scrittore e la tua, magica alchimia del libro stampato.
Allora le parole suonano inutili, assumono forme strane rispetto all'immagine che ti eri fatto nella mente mentre le buttavi giù.
Ho iniziato a leggere Ballard nel 2007, dopo una bella chiacchierata con Roberto Recchioni in un autogrill, tornando da LuccaComics. Finalmente avevo cominciato qualcosa che volevo fare da tanto tempo, ma che non sempre si riesce a mettere in moto, che di libri ce ne sono tanti e a me non basterebbero nemmeno tre vite per leggere e capire, soprattutto capire, la maggior parte dei libri agognati ma finora non letti.
Ballard, in quel periodo, lo ritrovavo, come dicevo prima, in Palahniuk. Ma il caro P. ha saccheggiato tanto da questo autore che ora che non c'è più mi aspetto che due parole ce le spenda, perché se c'è uno che gli ha insegnato qualcosa, come sempre fanno i grandi con i piccoli e nuovi, è proprio il caro Ballard.
Come cominciare a leggere qualcosa di nuovo?
Semplice, dall'inizio.
E allora ecco che Il Mondo Sommerso, 1962, prese spazio nella mia libreria.
Ed ecco che magicamente s'aprì quella porta strana che dava sul mondo sommerso di Ballard.
Ma perchè non cominciare coi più conosciuti?
L'impero del sole, Crash e altri mi hanno tentato, è vero, ma sono del parere che un autore vada letto dai primordi, per assaporare meglio le idee, i cambiamenti, se ce ne sono, e tutte quelle sfaccettature che tra una parola e l'altra, tra un'immagine e l'altra cambiano e muovendosi prendono vita, contribuendo a formare un autore in tutta la sua grandezza.
Lo ricorderò così, con le sensazioni che mi ha dato fino a ora.
Disperso, agognante, un linguaggio secco e deciso, talvolta assopito nella calma della pagina, che ti scorre lenta tra le dita, sotto gli occhi, nei recessi della tua immaginazione.
Gli oggetti, i luoghi, i personaggi e le sensazioni prendono copro pian piano fino a coinvolgerti, ma sempre con un pizzico di distanza. La lontananza contrapposta all'avvicinarsi a un mondo ovattato, saturo di malessere ma allo stesso tempo di scoperta, quella individuale dei personaggi s'intende, contribuisce a fare della narrazione ballardiana qualcosa di altro. Come se l'autore volesse trasportarti altrove.
In questo Altrove, allora, ogni assurdità, come la definiremmo razionalmente, diventa possibile e, per questo, ancora più assurda.
Soffocante? Forse, ma quando volti l'ultima pagina, prendi un gran respiro e tutto, all'improvviso, ti sembra solo un gran viaggio lontano, da cui riporti sensazioni e annotazioni che ti mostrano l'uomo e il mondo intrecciati in una gabbia con molte porticine, chiuse, ma pur sempre presenti.
Non adoro Ballard, ma cazzo quant'era bravo! La mia, credo, è più una sorta di lucida ammirazione per un grande scrittore. Dico lucida perché l'adorazione, per me, non è lucida tanto quanto non lo è la passione. Perciò no, non lo adoro, ne è la mia passione, ma è straordinario e davvero un autore importante.
Non sono brava a descrivere cos'è questa cosa!
Non sono un critico, ma ragazzi...
Leggete Ballard, succhiatene tutto il midollo, perché che lo amiate o lo odiate, che l'adoriate o no, di autori così non ce ne sono tanti.
Saluti dal mondo sommerso.
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