Maya masticava libri e solitudine ma le piaceva ridere del sole e del vento. Camminava svelta, montava in bici la mattina e andava a scuola, coi capelli all'aria vedeva gente e cose sempre diverse, anche se la strada era sempre la stessa.
Maya andava al liceo e aveva già scoperto che le avevano mentito quand'era più piccola, che le cose, poi, non erano tanto diverse.
Rabbia in cortile, palloni sgonfi, banchi sporchi e cicche di sigaretta che non aveva mai visto prima.
Un corridoio lungo da fare tutto, che quando passavi davanti alle classi incontravi sensazioni nuove che ti rotolavano via dalla testa e le prendevi a calci mentre di corsa andavi a sederti al tuo banco.
Maya sapeva di sole ed erba, assente quando capitava, un pensiero vago, un'idea ancora senza corpo, senza forma. Le sarebbe bastato poco per scoprire cos'aveva dentro, e spingere pian piano lo sguardo e i passi dentro altri mondi fatti di libri, volti, posti e musica. Un primo amore iniziato bene e finito male, come tutti del resto.
Era l'anno delle contestazioni, che a chiamarle così ti fan pensare a una cosa seria, al '68, ma che invece erano slanci di indipendenza. E c'erano riunioni, manifestazioni, autogestioni, occupazioni. In fila, dietro lo striscione, a gridare e scalpicciare giù per via Nazionale. Piazza Esedra, non Piazza della Repubblica, mi raccomando! Era inverno a Roma, e la musica affollava i lunghi pomeriggi di vuoto.
E la ragazza andava via leggera, che pareva volare... è Sestri Levante, la canticchiava di continuo. Lui veniva da lontano, e con sé portava un mondo nuovo.
Sanpietrini scivolosi, bici e scarpe rotte, un sorriso, un viso: Oggi è Sestri Levante, oggi è Sestri Levante, oggi è Sestri Levante... e Maya diventa musica e la musica ricordo e il ricordo passato diventa potere, memoria.
E la ragazza andava via leggera, che pareva volare....
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