sabato 12 giugno 2010

Flatland, the easy way...

"La matematica non sarà mai il mio mestiere", dicevano in una canzone di tanti anni fa.
Ecco, anche per me vale lo stesso.
Io e la matematica ci siamo incontrate spesso, come tutti noi, dai primi anni di scuola.
All'epoca i regoli, colorati e di forme e materiali diversi, erano un divertimento... o qualcosa da lanciare attraverso la classe, sfidando l'ira lapidaria delle maestre. Per fortuna io, i regoli, non li ho mai lanciati... almeno credo.
Quello che avrei voluto sempre fare, però, era lanciare il mio quaderno: di aritmetica, di geometria. Non mi è mai stato chiaro perché ci fosse bisogno di tutti quei minuscoli quadratini sulla pagina, così scomodi per scrivere ma assolutamente perfetti per contenere i numeri. E' ovvio che il tempo passa e tutti quanti maturiamo, scoprendo i piccoli e grandi segreti che ci circondano come, per l'appunto, il concetto geometrico e quello aritmetico che regola le molte cose della vita.
La fisica, che è altra cosa, lasciamola fuori, per ora.
Eppure, per quando col tempo l'algebra mi sembrasse divertente, altri fattori hanno contribuito a far germogliare in me quella punta di inquietudine e insoddisfazione mista a scontento ogni volta che mi trovavo difronte un problema da risolvere.
Il banco, ricordo, diventava scomodo, stretto, sporco e all'improvviso mi ritrovavo a osservare ogni minima crepa o segnaccio incisi nel legno coperto di formica verde del mio banchetto.
Il liceo ha probabilmente segnato un punto fisso tra me e la matematica.
Sperimentale.
Sarebbe a dire che mentre gli altri navigavano nelle acque tranquille e più comuni della matematica "per adulti", io e i miei 27 compagni di classe sudavamo sui banchi, arrampicandoci sui grafici, cercando di non ridere alla definizione di seno e coseno e tentando di trovare un senso al tutto che, almeno da parte mia, sembrava sfuggire tra le dita.
Ma devo accorciare, altrimenti questo diventerebbe uno spaccato di vita liceale - è abbastanza chiaro che ho fatto lo scientifico, no? - totalmente privo di interesse per quelli che non hanno condiviso tali situazione con me. Mi concedo quest'ultimo pensiero, dunque, per poi parlare di questo strambo libro di Abbott, Flatlandia, appunto.
Se ricordiamo le lezioni, i problemi a casa eccetera, ricorderemo, ognuno di noi, i professori di matematica che abbiamo avuto. Non c'è verso, ma quelli delle elementari li ricordo vaghi, le medie erano un piccolo paradiso, dove navigavo in acque tranquille ignara di cosa e chi avrei incontrato in seguito. Ecco, diciamo chi...
Tra i tanti ne citerò solo 2, chiamandoli per gioco Il Bene e Il Male.
Il Bene era una grande prof. Ti metteva 4 con una dignità incredibile, senza mortificazioni. I miei disegni erano i migliori di tutta la classe.
Il Male era un professore. Senza aggettivi aggiunti. Girava per i banchi, arrogante perché era un pozzo di conoscenza, arrogante perché privo di umanità.
Lì, cara matematica, ci siamo definitivamente separati, lì ti ho salutato più sollevata perché avevo finalmente capito che il mio mondo era la pagina scritta.
Tutti abbiamo avuto qualche piccola crisi, e mi rivolgo a quelli che la matematica l'hanno odiata, pianta eccetera, a quelli che non se ne sono fatti mai una ragione.

Flatlandia è un libretto curioso, andrebbe letto anche solo per conoscenza - stiamo parlando di un volumetto pubblicato anonimo addirittura nel 1882.
Perché, direte voi? Perché nella genialità dell'idea - il protagonista è un quadrato che vive in un mondo dove tutto è bidimensionale, dove la Terza Dimensione e i concetti cui essa porta sono considerati fuorilegge - c'è un piccolo, grande insegnamento.
No, non sto parlando delle spiegazioni sulla Terza o sulla Quarta Dimensione; parlo proprio dell'espressione di alcuni concetti che oggi ci sembrano scontati, semplici, ma cavolo... quanto avrei voluto un professore che mi spiegasse cos'è un cubo in questa maniera:

...SFERA: "Un Punto produce una Linea con 2 Punti terminali.
Una Linea produce un Quadrato con 4 Punti terminali.
Ora siete in grado di rispondere da solo alla vostra stessa domanda: 1,2, 4 formano evidentemente una Progressione Geometrica. Quale sarà il prossimo numero?"
IO: "Otto."
SFERA: Precisamente. Quell'unico Quadrato produrrà un Qualcosa-che-voi-ancora-non-sapete-come-si-chiama-ma-che-noi-chiamiamo-Cubo, il quale ha 8 Punti terminali. Siete persuaso adesso?
IO: E questa Creatura ha dei lati, così come ha degli angoli o ciò che voi chiamate "Punti terminali"?
SFERA: Naturalmente: tutto come vuole l'Analogia. Ma, a proposito, non quello che voi chiamate lati, ma quello che noi chiamiamo facce. Voi li chiamereste Solidi. ...

E così via.
Vi sembra stupido? Forse lo è, ma leggere una spiegazione così semplice, nonostante sappia bene cos'è la Terza Dimensione (Spacelandia) e cosa sia un Cubo, mi ha fatto sorridere.
Ah se tutti i professori di matematica facessero leggere questo libro - e, ne sono certa, altri testi ugualmente curiosi e stimolanti - allora forse la conoscenza con quell'universo che è la matematica ci sembrerebbe un po' meno piatta, meno bidimensionale, e un po' più curiosa, stimolante.
Confido comunque che la Quarta Dimensione si apra a noi come le pagine di un libro di fotografie: per parlarci con la semplicità delle immagini e la forza della curiosità, della novità!
Leggete Flatlandia, perché dentro non ci sono solo numeri e figure, ma ci sono anche i concetti: geometrici, aritmetici, sociali, fantastici.

Buona lettura.

2 commenti:

Unknown ha detto...

La matematica, la mia bestia nera, è stata un tormento fino all'ultimo giorno di liceo, classico, ovviamente. In terza prova ho concluso in bellezza. In fisica non credo di aver raggiunto la soglia del 5. Sono passati molti anni. Non sono certo diventata un'ingegnere, ma la matematica, se dovessi tornare indietro, la studierei più di tutte le altre materie perchè anche io crescendo ne ho capito l'importanza. Detto ciò, evviva le Lettere! Abbasso la Matematica...Come hai scoperto questo libro?

Ele ha detto...

Be', a dire il vero io la matematica la riuscivo a capire solo fuori dalla classe... un vero tormento... ma in algebra ero forte! :D
Il libro ne l'ha regalato Riccardo! :D
Leggilo, molto divertente, per alcune cose ricorda Gulliver, per altre qualcosa che non hai letto! :)