giovedì 11 ottobre 2007

To be or not to be. That is the question!


Essere o non Essere.

La conosciamo tutti!!!

In questo strano blog, ho deciso di non infilarci solo piccoli racconti, o poesie, o chiacchiere; ho pensato di lasciare un piccolo spazio anche ad alcune traduzioni. Non so ancora cosa ne verrà fuori, ma spero che vi piacciano!Apro la porta con il primo dei sonetti del caro zio Willy!E premetto che ne seguiranno anche altri!


Enjoy!

1
From fairest creatures we desire increase,
That thereby beauty’s rose might never die,
But as the riper should by time decease,
His tender heir might bear his memory:
But thou, contracted to thine own bright eyes,
Feedst thy light’s flame with self-substantial fuel,
Making a famine where abundance lies,
Thyself thy foe, to thy sweet self too cruel.
Thou that art now the world’s fresh ornament,
And only herald to the gaudy spring,
Within thine own bud buriest thy content,
And, tender churl, makst waste in niggarding.

Pity the world, or else this glutton be,
To eat the world’s due, by the grave and thee.

(Dall'edizione della Arden, Shakespeare' Sonnets)

Dalle più belle creature desideriamo accrescimento[1],
Così che tal bellezza della rosa mai non muoia,
Ma come il frutto con il tempo marcisce
[2]
Il suo tenero erede ne conservi memoria:
Ma tu, legata ai tuoi occhi luminosi,
Ammansisci la fiamma col tuo fluido,
Mietendo carestia dove abbondanza giace,
Nemico a te stesso, troppo crudele al tuo dolce io.
Tu che ora del mondo sei fresco ornamento,
E unico messaggero della gaia primavera,
Nel tuo germoglio seppellisci te stesso,
E, tenero avaro, fai spreco in avarizia.

Compatisci il mondo, o così ingordo sarai,
Da divorar ciò che, con te e la tua fossa, gli dovrai.


[1] Il verbo “increase”, che significa riproduzione, è stato qui tradotto come “accrescimento” poiché ci sembrava mantenere meglio non solo il significato, ma anche la metrica.
[2] Il verbo “decease”, che significa decadere, putrefarsi, è stato tradotto con “marcisce” in riferimento all’idea del frutto, che appunto marcisce, muore.


(Foto, Libreria Shakespeariana, Parigi, Notre Dame.)

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